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  • Immagine del redattoreAmaSoglian News

La mafia

Fin dai primi anni di vita dello stato italiano, nella realtà agricola siciliana, si

diffuse rapidamente il fenomeno della mafia, un’organizzazione che,

attraverso dei metodi illegali e violenti, ha da sempre minacciato l’ordine

legale della nostra Penisola. Quest’ultima è riuscita a sopravvivere e

proliferare nel corso dei secoli, grazie all’omertà della gente che, per paura o

per viltà, si è inginocchiata dinanzi alla criminalità organizzata, macchiandosi

di migliaia di vittime e crimini. Molte persone, nel corso della storia, hanno

sacrificato la loro vita con l’intento di fermare questi soprusi e di limare le

iniquità ancora presenti all’interno della nostra società. Questi eroi, per

garantire un futuro migliore ai posteri, sono stati disposti a rifiutare tutti i

piaceri e le gioie della vita e, nella maggior parte dei casi, hanno sacrificato la

loro stessa esistenza. Ed è proprio questa la definizione della parola “eroe”:

persona che, nel suo piccolo, si impegna a migliorare il mondo in cui vive, per

garantire alle generazioni future di condurre un’esistenza migliore della loro. E

se parliamo di persone che hanno dedicato la loro vita a combattere la mafia,

non possiamo non citare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

I due magistrati iniziarono a lavorare insieme nel 1980, sotto la guida di

Chinnici (anch’egli magistrato) , e da subito si occuparono del delicato caso di

Rosario Spatola, capo di una casta mafiosa. Nel febbraio dello stesso anno

Borsellino, grazie anche alla stretta collaborazione del suo fidato collega

Falcone, arrestò i primi sei mafiosi. In seguito a questi risultati incoraggianti,

venne fondato il “pool antimafia”, una squadra di giudici impegnati nella lotta

contro la criminalità organizzata. Il 29 luglio 1983, la mafia, infastidita

dall’azione del pool, uccise Chinnici, con la vana convinzione che i magistrati,

per timore, avrebbero abbandonato l’impresa. Ma le indagini proseguirono e

l'arresto di Tommaso Buscetta diede una svolta epocale all'inchiesta, poiché

l’ex mafioso decise di diventare collaboratore di Giustizia e di descrivere in

modo dettagliato la struttura della criminalità organizzata. Si arrivò, così, al

maxiprocesso di Palermo, che portò all’arresto di ben 475 deputati e che

condannò a morte Falcone e Borsellino, morti rispettivamente il 23 maggio

1992 nella strage di Capaci e il 19 luglio 1992 con la strage di Via d’Amelio.

Ritengo che conoscere la storia di questi due eroi nazionali sia cruciale per

formare una giovane generazione consapevole dei pericoli della nostra

società e in grado di affrontarli a testa alta, senza cercare sempre delle futili

scappatoie e senza avere timore.



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