LA VOCE DI IRENE MERLO
- AmaSoglian News
- 4 giorni fa
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Irene Merlo, è una donna che ha subito violenze da parte di un uomo, ma è riuscita ad uscirne.
Oggi Irene Merlo lavora nell’associazione “Arriva Robin Hood”.
Un'associazione che compie delle buone azioni come Robin Hood, ovvero “rubare ai ricchi per sfamare i poveri”, come dice lei:
"molte donne scappano dalla violenza in condizione di estrema difficoltà e fragilità - aggiunge - e si trovano fuori casa senza aver avuto il tempo, e il modo, di poter preparare una valigia con lo stretto necessario per se stesse e per i loro bambini, quando ce ne sono".
Quindi loro girano per l'Italia, donando tutto il necessario alle persone bisognose.
Così, noi della redazione abbiamo deciso di partecipare ad un incontro con Irene Merlo, che abbiamo potuto intervistare e farle le seguenti domande.
Come vi siete conosciuti?
Ci siamo conosciuti, in una piazza mentre io festeggiavo il compleanno dei miei 30 anni, lui ha cominciato a parlarmi e dirmi che ero carina, e ci siamo cominciati a sentire, poi siamo stati insieme per 3 anni, successivamente siamo diventati coinquilini per 4.
Quando hai cominciato a capire che c’era qualcosa che non andava bene?
Quando abbiamo cominciato a vivere insieme, lui si arrabbiava per tutto, mi diceva che era sempre colpa mia, che facevo cose sbagliate ed io ci credevo.
Quando era arrabbiato sfogava la rabbia su di me con le botte.
Si chiama Gabriele, o almeno per questioni di privacy l’ho voluto chiamare così, perchè di solito l’arcangelo Gabriele è un angelo, ma questa volta era un diavolo.
Con chi ne hai parlato? Chi ti ha aiutato?
Inizialmente non ne parlavo con nessuno, scrivevo solo la notte un diario segreto, perché lui una volta mi disse che invece di Filippo Turetta, il quale ha ucciso la sua ragazza, Giulia Cecchettin, con 75 coltellate, lui mi avrebbe ucciso con 47.
Ho cominciato a scrivere con la speranza che qualcuno trovasse il mio diario per conoscere la mia storia, nel caso mi avesse ucciso.
Quando ho deciso di dire basta alla nostra storia e di lasciarlo, lui mi ha detto di no, che non potevo, mi ha preso la testa e me l’ha sbattuta al muro, sono dovuta andare all’ospedale seguita dai suoi genitori, che mi avevano detto di non dire cosa era realmente accaduto, ma di dire di aver sbattuto la testa mentre portavo a spasso il cane, che incontrando un gatto hanno iniziato ad inseguirsi, così mi hanno messo dei punti e sono tornata a casa.
Così dovetti restare con Gabriele, che ha degli atteggiamenti violenti perché anche i suoi genitori e i suoi nonni sono sempre stati molto violenti.
Alla fine ho deciso di parlarne, la prima persona a cui ho raccontato di questa situazione è stata una psicologa, che ho trovato su Google.
Sono andata lì e le ho consegnato il mio diario, dicendo; "questa è la mia storia."
Solo dopo ne ho parlato con la mia famiglia e gli amici.
Cosa è successo dopo che vi siete lasciati?
Ho dovuto cambiare quattro volte il mio numero di telefono, perchè anche dopo la rottura, lui mi stalkerava , mi distruggeva la macchina, nella denuncia nel controllo dei telefoni lui aveva circa 1058 foto della targa della mia macchina posteggiata, anche oggi fa così, due mesi fa mi ha cominciato a rincorrere e per la fretta di scappare sono inciampata sbucciandomi il ginocchio, ma fortunatamente c'erano delle persone che mi hanno aiutato, a causa sua ho dovuto cambiare sede di lavoro e anche la macchina, ma nonostante questi cambiamenti delle volte si è presentato sotto casa mia.
Perchè non lo denunci?
Perché in Italia, una persona non può essere denunciata 2 volte per la stessa questione, nella prima denuncia lui era accusato di violenza e stalking, non l’ho potuto denunciare una seconda volta a meno che i carabinieri o la polizia lo avessero visto compiere queste azioni.
Come sei riuscita a scappare?
Una mattina lui stava dormendo, e il nostro cane mi svegliò, accompagnandomi verso l’uscio della porta, poi però lui si svegliò e vedendomi fuggire cominciò ad infuriarsi e mi mise le mani al collo, cominciando a stringermi forte, fin quando il nostro cane gli morse il braccio, facendogli male, così sono scappata e per 27 giorni mi sono isolata dal mondo intero, senza avere più contatti…
A lui che hanno fatto?
Be, io l’ho denunciato e tutte le prove andavano contro di lui.
Ma è stato assolto solo perchè nell’ultimo giorno hanno cambiato giudice che non voleva rileggere tutti i fascicoli e le testimonianze o perché Gabriele, suo padre e suo nonno erano avvocati, ma questo non lo so. Il tutto però è stato fatto nell’ambito del covid, quindi ci sono voluti 3 anni per riuscire a finire il processo.
Che cosa hai sacrificato per lui?
Io non ho sacrificato nulla è lui che mi impediva di fare le cose, per esempio non potevo uscire con le mie amiche, le quali si sono anche arrabbiate non capendo la situazione, non potevo truccarmi, vestirmi in un modo diverso da quello che diceva lui, non potevo addirittura fare la doccia, perchè lui non voleva che io mi facessi bella, così la andavo a fare di nascosto a casa di mia mamma.
Inoltre lui ha anche provato a farmi togliere dal lavoro, per rendermi ancora più sua, ma nonostante io abbia subito un po’ di botte non ci è riuscito.
Che cosa pensano i tuoi genitori di lui ora?
A loro non piace quando racconto la mia storia, si arrabbiano, come i miei amici, e anche io quando racconto, rivivo un po’ quello che mi è successo, è difficile, ma devo farlo, devo raccontare agli altri, far capire le conseguenze, soprattutto ai bambini, che sono la nuova generazione che devono cambiare questo mondo.
Cosa fai ora?
Ora oltre ad aver scritto il mio libro “io ce l’ho fatta”, lavoro in una compagnia di nome Arriva Robin Hood perché lui ruba ai ricchi per sfamare i poveri, e noi facciamo questo, diamo le cose che alcune persone non usano più a delle persone che ne hanno bisogno, tra cui anche le donne vittime di violenza, che quando scappano non possono portare nulla con loro.
Cosa dici alle donne che subiscono violenza?
Dico soprattutto di parlarne, parlare sempre e comunque dire ad un amico come va, non isolarsi quando si sta insieme ma di stare sempre dentro un gruppo di amici, a differenza mia che ero isolata, infatti io vivevo nel piano terra di un palazzo con Gabriele con sopra nell’altro piano i suoi genitori.
Ma questo è il consiglio più importante ma soprattutto, è quello di dire no, se è no è NO!
Cosa possiamo fare per cambiare le cose?
Be sicuramente dobbiamo essere attenti, stare vicino agli amici, e chiedergli sempre come va, aiutare anche le altre persone, non lasciare niente in dubbio, ma se si è in dubbio chiamare la polizia… Anche e soprattutto, raccontare e parlarne ai bambini agli adulti ai genitori, dire cosa succede senza far passare niente inosservato e guardare i telegiornali sempre.
Una volta ho conosciuto, al lavoro, una bambina di 11 anni, che la chiamavamo la papera perchè camminava barcollando, in realtà era perché aveva il pannolino.
Un giorno da piccola vide i suoi genitori litigare il padre che dava le botte alla madre, e cominciò a farsi la pipì addosso e a non parlare, ora è grande, parla e non ha più il pannolino ovviamente ma è per questo che i bambini non devono essere vittime della nostra rabbia, nessuno deve esserlo.
Irene Merlo ci ha detto anche queste cose alla fine dell’incontro:
Ci sono molti tipi di violenza, io mi sono sempre immaginata la violenza contro le donne come un’aspirale, che al centro c’è il femminicidio, ed io quel aspirale l’ho attraversato tutto, e fortunatamente non sono arrivata alla morte.
Ma sono molti i tipi di violenza, come la violenza verbale, che è quella attraverso le parole, ed anche quella è molto pericolosa.
Poi la violenza, sessuale, quella che riguarda lo strupo, ovvero approfittarsi del corpo di una persona il suo consenso.
Anche la violenza, assistita, quindi quella violenza che non viene inflitta direttamente, ma per esempio se in una coppia c’è un uomo violento, lui potrebbe dire, se non fai quello che ti dico, ti faccio male davanti al bambino, o faccio male anche al bambino, e la madre per non soffrire due volte, fa quello che le viene richiesto.
Inoltre anche la violenza economica, quindi quando il tuo compagno ti obbliga a lasciare il lavoro, ciò vuol dire perdere sia lo stipendio che l’indipendenza, e se una donna non lavora più si deve avvicinare al compagno per essere mantenuta.
Infine la violenza fisica, quindi quella che conosciamo meglio e che si verifica attraverso, botte calci o pugni…
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